Migliorano complessivamente le performance, ma resta significativo il divario tra le aree del Paese: tra le 15 migliori strutture c’è solo il Federico II di Napoli, cinque sono lombarde. Il 20% dei centri “rimandato”, 51 solo in Campania
di Marzio Bartoloni e Barbara Gobbi
10 dicembre 2025

La faglia che divide il Nord e il Sud della Sanità italiana comincia dagli ospedali e fa la differenza nelle cure garantite agli italiani: dal volume degli interventi di chirurgia contro i tumori - indicatore cruciale per misurare la qualità - alla tempestività delle procedure salvavita come in caso di infarti o ictus fino all'impiego eccessivo del bisturi nei reparti maternità visto che al Sud ancora un parto su quattro è con il taglio cesareo. Una faglia che divide anche le città dalle periferie dove i piccoli ospedali resistono ma con standard di qualità più bassi.
A dirlo sono gli ultimi numeri appena pubblicati dall'Agenas, l'Agenzia per i servizi sanitari regionali, che quest'anno sulla base di ben 218 indicatori presi in esame nell'ultimo Programma nazionale esiti (Pne) sceglie di non fare più classifiche come in passato, ma mette in vetrina le aree di eccellenza dei nostri ospedali. Con risultati che danno conto di tutto il divario tra Nord e Sud. A partire dal primo elenco, quello che mette in fila le quindici strutture in Italia con le migliori performance su almeno sei delle otto aree prese in esame (cardiocircolatorio, sistema nervoso, chirurgia generale e oncologica, gravidanze e parto, osteomuscolare e nefrologia) e che vede emergere un solo ospedale del Sud, il Federico II di Napoli.
Gli altri sono tutti concentrati al Centro Nord con la Lombardia che spicca con cinque strutture. Eccoli: Ospedale Bolognini (Lombardia), Ospedale di Montebelluna (Veneto), Ospedale Bentivoglio (Emilia-Romagna), Ospedale di Città di Castello (Umbria), Ospedale Maggiore di Lodi (Lombardia), Fondazione Poliambulanza (Lombardia), Ospedale Papa Giovanni XXIII (Lombardia), Humanitas (Lombardia), Ospedale di Cittadella (Veneto), Ospedale Fidenza (Emilia-Romagna), P.O. F. Lotti Stabilimento di Pontedera (Toscana), Stabilimento Umberto I - G. M. Lancisi (Marche), Ospedale di Savigliano (Piemonte) e Ospedale di Mestre (Veneto).
Un predominio che si conferma anche andando a guardare i numeri delle singole aree che magari riguardano uno o più reparti ospedalieri: su 266 strutture che hanno registrato un livello “molto alto” di cure solo 49 sono al Sud, mentre al Centro-Nord registrano più eccellenze Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Toscana e Piemonte. In particolare, nell'assistenza cardiocircolatoria sulla base di almeno quattro indicatori (dalla mortalità per infarto a 30 giorni al volume di ricoveri per by pass) su 25 ospedali top, 5 sono del Sud. Nel “sistema nervoso” in base a due indicatori (come la mortalità a 30 giorni per ictus) sono solo 3 su 26 gli ospedali del Sud di livello molto alto così come nella chirurgia oncologica dove tra le 38 strutture top in base almeno a 4 indicatori (dai volumi degli interventi alla mortalità) cinque sono del Sud. Ancora maggiore il gap su gravidanza e parto dove su 51 strutture valutate su almeno 3 indicatori (come la percentuale di cesarei) solo 1 è del Sud. Va un po' meglio nell'area osteomuscolare dove su 126 strutture con livello molto alto in base ad almeno 5 indicatori (come gli interventi per frattura del femore entro 48 ore) 35 sono sotto Roma.
ELENCO DELLE STRUTTURE CON LIVELLO ALTO/MOLTO ALTO IN TUTTE LE AREE VALUTATE
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La cartina di tornasole della faglia nelle cure tra Nord e Sud del Paese – pur se in un quadro di miglioramento – sono le procedure di audit volontario su cui Agenas sollecita le strutture critiche. Sono 198 gli ospedali allertati per un totale di 333 verifiche di cui ben l'88% legate a una qualità di risultati molto bassa mentre il resto deriva da problemi di codifica. Tra le Regioni “convocate”, spiccano Sicilia (103 audit in 43 strutture), Campania (84 audit per 51 centri), Puglia (33 audit in 19 ospedali), Calabria (20 audit in 12 centri) e Sardegna (16 audit in 10 ospedali). Più a Nord, Agenas chiama all'audit in particolare Lazio (25 audit in 19 ospedali) e Lombardia (15 audit in 14 centri).












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