Vanoli: "Con il club non ho parlato. Restiamo in ritiro: con l'Udinese la partita della vita"

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Il tecnico della Fiorentina dopo il ko di Losanna: "Arrabbiato con tutti, ma li ho messi in difficoltà io. Ritiro a tempo indeterminato, finché non vinceremo"

19 dicembre - 01:17 - LOSANNA (SVI)

Come ci si sveglia da un incubo? Come si esce dalle sabbie mobili? Come si risolve una situazione drammaticamente compromessa? Chiunque avesse anche solo una mezza risposta, la passi a Paolo Vanoli. Perché la Fiorentina vive da mesi il periodo più complicato della sua storia recente e la sconfitta sul campo del Losanna in Conference League è solo l’ultima goccia non solo di un vaso, ma di una gigantesca cisterna. Che adesso rischia seriamente di esplodere. Domenica al Franchi arriva l’Udinese: “Sarà la partita della vita” riconosce Vanoli. Ma la Fiorentina non potrebbe prepararla in condizioni peggiori. “Mi prendo la responsabilità io della prestazione di questa sera - prosegue il tecnico viola -. Io ritengo la Conference League importante e credevo che come competizione potesse aiutare anche i ragazzi meno impiegati a guadagnare minutaggio. Ma la testa era già rivolta alla prossima gara, che ci sta pesando parecchio…”.

ritiro a oltranza

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L’allenatore della Fiorentina poi prova anche pubblicamente a interrogarsi sui problemi della squadra: “Io a rischio? Con il club non ho parlato. Stasera li ho messi anche io in difficoltà, pensando troppo all’Udinese. Sono andato in difficoltà, ma nella prestazione si vede che non c’è tranquillità. Tanti errori banali, tecnici. E non reagisci finché non prendi gol. La prestazione contro il Verona era stata buona, quella di stasera no. Ma i ragazzi devono concentrarsi sul campionato. Alcune responsabilità vanno però condivise, avevamo provato alcune cose che poi non sono riuscite”. La Fiorentina resta in ritiro? “Ci siamo e ci resteremo finché non vinceremo. A tempo indeterminato. Sono arrabbiato, con tutti. Non solo con chi è subentrato. Peccati di presunzione? No, è un termine che proprio non mi si addice. Ho sempre lavorato e lottato. Preoccupato sì, lo sono molto perché stiamo lottando per non retrocedere. Mi piacerebbe vedere un po’ più del mio spirito nella squadra”.

caso mandragora

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C’è poi un episodio che ha coinvolto Mandragora, protagonista di un gesto molto discusso. Da tribune e immagini in tv è sembrato che il centrocampista avesse preso la fascia da capitano e l’avesse gettata a terra a metà ripresa, al momento del suo ingresso in campo. Ma l’ex Juve si è presentato davanti alle telecamere per chiarire l’accaduto: “Ci tenevo a metterci la faccia per spiegare come è andata. Non ho assolutamente gettato la fascia a terra. Quando sono entrato in campo, Dzeko mi ha dato la fascia per accelerare e l’ho lanciata a Viti, ma è caduta. Non mi permetterei mai, conosco bene l’importanza di quel simbolo. C’è una distinta: l’ho semplicemente passata a Pablo Marì che era il vice”. Ma chiaramente non è il gesto di Mandragora il problema della Fiorentina. Per salvarsi, la squadra viola avrà bisogno ben di altro, oltre che di evitare polemiche sterili come questa e ricostruire tutto da zero. La ricetta giusta, però, sembra non la conosca nessuno.

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