In un'intervista a France Football, l'ex rossonero si racconta: "Con l'esempio di Maldini mi trasformai da giocatore in atleta. Nel 2012 andai via per problemi finanziari del club. Adesso voglio passare alla panchina"
Alessandro Grandesso
13 dicembre 2025 (modifica alle 13:47) - MILANO
Capitano del Fluminense a 41 anni, Thiago Silva si appresta a chiudere una lunga carriera di campione. Il brasiliano però pensa già al futuro da allenatore che potrebbe riportarlo anche in Italia, nel suo Milan. Almeno è questo il progetto del difensore centrale che sogna di guidare le squadre dove ha giocato. E vinto.
RICORDI
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Nel frattempo, il brasiliano si gode il presente, parlando con il mensile France Football: “L'idea di giocare il più a lungo possibile è germogliata osservando Maldini quando arrivai al Milan nel 2009. Non potevo giocare per questioni amministrative, ma Ancelotti mi chiese di seguire lo stesso la squadra. Quindi potei osservare da vicino Maldini e ho capito che per durare bisognava fare molti sacrifici. E da lì ho cambiato mentalità, diventando anche un atleta e non solo un giocatore”. Diventato ormai un esempio per colleghi più giovani come Marquinhos o Andrey Santos, Silva sfoglia l'albo dei ricordi, evocando i vari capitoli del suo percorso. Come quando al Psg giocava con Mbappé e Neymar: “All'inizio erano in sintonia, poi hanno litigato e non ho capito perché. È un peccato”. Oppure le critiche subite in carriera: “Alcune giuste altre no, soprattutto al Psg. Adesso preparo i miei figli a gestirle”.
SOGNO
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Tornato in patria, c'è chi lo reclama di nuovo in nazionale in vista del Mondiale: “Con Ancelotti non abbiamo parlato di convocazione, ma sa che può contare su di me. Il sogno assoluto sarebbe chiudere la carriera con un titolo di campione del Mondo”. Il centrale comunque può guardare con serenità al passato. Anche ai momenti complicati come quando dovette dire addio al Milan: “A giugno 2012 ero convinto di restare in rossonero, ma Galliani mi chiamò per dirmi che c'erano problemi finanziari e così firmai per il Psg, dove poi mi sono sentito come a casa”.
DELUSIONE
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Poi l'addio anche al Psg nel 2020: “Che non ho ancora capito”, aggiunge il difensore rievocando la rottura con l'allora d.s. Leonardo: “Fu lui a convincermi a venire a Parigi, anche se avevo un pre-contratto altrove. Avevamo una relazione di fiducia, ma nella primavera del 2020 mi chiamò per dirmi che non facevo più parte del progetto. Ero deluso ma accettai di giocare lo stesso la fase estiva delle Final 8 di Champions (e la finale persa con il Bayern Monaco, ndr). E dopo la finale, Leo mi chiese se avessi già firmato altrove, come se volesse riprendermi per le tre partite appena disputate, come se non mi conoscesse. Fu una delusione”.
FUTURO
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La Champions, Silva la vinse lo stesso l'anno dopo con il Chelsea di Tuchel, arricchendo la sua bacheca personale. Il futuro dell'ex parigino comunque rimane nel calcio, da allenatore che si ispira al lavoro di Luis Enrique, Guardiola, Tuchel e pure De Zerbi: “Anche se allena il Marsiglia”. In ogni caso, l'obiettivo del centrale è chiaro: “Voglio allenare le squadre dove ho giocato”. Quindi anche il Milan. E anche il Psg: “Magari non succederà ma sarebbe magico".











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