Maria Pedraza - (Ambasciata di Spagna in Italia)
11 dicembre 2025 | 18.02
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Ha conquistato il pubblico internazionale grazie a molte serie di successo di Netflix España, fino a diventare una delle attrici spagnole più amate anche in Italia. In poco tempo, Maria Pedraza si è affermata come uno dei volti più apprezzati del cinema e della televisione spagnola, oltre a diventare una vera icona di stile. Fino ai diciott’anni il suo sogno era diventare ballerina, prima che un incidente la costringesse ad abbandonare quel percorso. Oggi, però, la danza continua a vivere nel suo lavoro di attrice: "Mi ha insegnato ad ascoltare il corpo ancor prima della parola. Mi ha guidato nel riconoscere il ritmo interno di una scena, la disciplina, la costanza e il rispetto assoluto per il processo creativo. Quando recito parto sempre dal corpo: dalla postura, dal respiro, dal silenzio. Quella consapevolezza fisica è ormai uno strumento imprescindibile per dare vita ai personaggi", racconta Maria Pedraza nell'intervista pubblicata oggi sul portale dell’Ambasciata di Spagna in Italia.
Il debutto cinematografico arriva quasi per caso, quando nel 2016 il regista Esteban Crespo la nota su Instagram e la sceglie per il ruolo di Laura. "È stato un salto nel vuoto. Non avevo alcuna esperienza sul set, ma un forte intuito e un’immensa voglia di imparare. Esteban ha creduto in qualcosa di puro, istintivo, e questo mi ha permesso di lavorare con sincerità. È stato un percorso vulnerabile e rivelatore: lì ho capito che la recitazione sarebbe diventata la mia strada". Tra il 2017 e il 2018 arrivano i successi globali con le serie spagnole 'La casa di carta' ed 'Élite', e la sua vita cambia radicalmente. "In pochissimo tempo sono passata da una quotidianità normale a un’esposizione mondiale. All’inizio è stato travolgente, ma anche un’enorme occasione di crescita. Ho imparato a proteggere la mia privacy, a riconoscermi al di là del clamore e ad apprezzare il valore di un lavoro fatto bene". Di Alison Parker e Marina Nunier, i due personaggi che l’hanno fatta conoscere al grande pubblico, conserva un ricordo vivo e incisivo: "Alison incarnava un’innocenza infranta troppo presto; Marina era libertà, contraddizione, coraggio. Entrambe mi hanno spinta a esplorare emozioni profonde, lasciando un segno indelebile sia come attrice che come donna".
La voglia di maturare la porta poi a 'Toy Boy', dove indossa i panni di una giovane avvocata. "Sentivo che fosse arrivato il momento di rompere con alcuni codici e mostrare un lato più adulto e misurato. 'Toy Boy' è stato una svolta: un passo verso personaggi più complessi, con un diverso peso drammatico". Nel 2022 e 2023 calca il tappeto rosso del Festival del Cinema di Venezia, un’esperienza che definisce "la più intensa" della sua carriera. "Non era solo il red carpet: era tutto ciò che rappresentava. Il percorso compiuto, i rischi affrontati, le paure superate. Ho sentito un legame profondo con la mia storia e con il cinema come forma d’arte". Considerata un’icona di stile e presenza ricorrente alla Milano Fashion Week, racconta che la sua passione per la moda nasce da lontano: "Per me è una forma di espressione artistica, un linguaggio visivo. Non parla solo di estetica, ma di identità, di atteggiamento, di emozione. Amo sperimentare e creare narrazioni attraverso l’immagine". Eppure, nonostante l’attenzione costante al suo look, tiene a precisare: "L’immagine è uno strumento, mai un fine. Fa parte del personaggio pubblico, ma l’interpretazione resta il cuore di tutto. Ciò che conta davvero è la verità davanti alla telecamera: il resto è solo complemento".
L’Italia è uno dei Paesi che la accolgono con più calore, e lei ricambia con affetto sincero. "Viaggio spesso in Italia, adoro la sua cucina e la sua cultura. Mi piacerebbe lavorare con registi come Luca Guadagnino o Paolo Sorrentino, e condividere la scena con attori come Elio Germano o Matilda De Angelis. Il cinema italiano ha una sensibilità che mi attrae profondamente". Ora si prepara a una nuova avventura: Hollywood, con 'Just Play Dead', accanto a un gigante come Samuel L. Jackson. "Lo vivo come l’inizio di un nuovo capitolo, affrontato con entusiasmo e responsabilità. Lavorare con un artista del suo calibro è un dono. Non lo considero un traguardo, ma un punto di partenza verso nuove sfide e nuovi linguaggi", conclude.
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