Inter, rigori horror. Lo specialista e il primo tiratore in panchina: dietro le scelte di Chivu

1 ora fa 2

Calhanoglu ed Esposito costretti a guardare i compagni sbagliare, Zielinski messo ko dai crampi. Il tecnico: "Troppo rischioso far entrare i primi due e calciare a freddo"

19 dicembre - 23:58 - RIAD (ARABIA SAUDITA)

In panchina il tuo specialista, il battitore principe, a guardare i compagni tirare i rigori uno peggio dell’altro. E il tuo giovane leone della cantera che si riscalda a lungo e poi non entra. A disperarsi, perfino più dei compagni per l’esito nei penalty, ieri sono stati sia Hakan Calhanoglu che Pio Esposito: Chivu ha spiegato di aver volutamente scelto di non farli entrare in extremis per non esporli al rischio di calciare a freddo. Chi si è preso la responsabilità, però, ha fatto un discreto disastro: i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli, dice un antico adagio di questo gioco, ma si sono viste conclusioni migliori di quelle interiste di ieri. Alla fine, è franato tutto sui piedi dell’asse italiano: prima la conclusione prevedibile di Bastoni, poi quella sparata malamente alta da Barella. A loro si è aggiunto uno dei giovani più positivi di stagione: da Bonny una telefonata innocua a Ravaglia con prefisso saudita. Zielinski avrebbe di certo calciato se non fossero arrivati i crampi al flessore che lo hanno tirato via dal campo sul più bello. Lautaro, l’uomo che aveva sparacchiato a Madrid l’ultima volta, almeno l’ha messa dentro: nessun interista potrà mai gioirne. 

DRAMMATURGIA

—  

Il passato è, ormai, tristemente noto alla drammaturgia interista perché, quasi sulla stessa tipologia di azione, i nerazzurri hanno già sacrificato lo scudetto 2024-25, quello messo tra parentesi proprio dagli stessi arti che si muovono scomposti. Nella scorsa stagione, mano alla prima giornata, nel recupero in casa del Genoa, lì dove i nerazzurri di Inzaghi hanno lasciato due punti sanguinosi: allora sembrava quasi un inciampo figlio del caso, un’ingenuità giustificabile, un riflesso condizionato. Il tempo ha mostrato l’opposto perché è arrivato un altro colpo, e che colpo, nel penultimo turno a San Siro con la Lazio, su tiro all’89’ di Castellanos in una azione che è ormai storia della nostra serie A. Il destino qui si accanisce, anche allora ad arbitrare c’era Chiffi, come in quest’altro sciagurato fallo: riannodando i fili, per il povero Yann c’è un triplete in curriculum. Al netto della maniera imbarazzante con cui sono stati calciati i rigori nerazzurri e oltre il secondo tempo dominato con il solito grande spreco di occasioni, c’è ormai un faro puntato su Bisseck. Ieri, oggi e domani. 

E ORA?

—  

Aveva detto di volere i Mondiali con la sua Germania e per questo non sembrava interessato dalle sirene del mercato che, a intervalli regolari, arrivano pure alle sue orecchie: per Bisseck, al momento, pare esistere solo l’Inter, anche a costo di sdoppiarsi. In stagione ha fatto pure il centrale, l’uomo d’ordine della difesa, ma poi è tornato nella posizione di centro-destra in cui dovrebbe sentirsi a suo agio. Ieri, per una volta, non aveva accanto Akanji, ma un De Vrij sorprendentemente positivo e, a differenza del compagno, dotato di calma olimpica: l’olandese è stato freddo pure nell’azione del rigore, giusto prima della rete definitiva di Immobile. A Bisseck ora il compito di rialzarsi una volta ancora, e non sarà facile visto il continuo viaggio sulle montagne russe in questa stagione: l’aveva iniziato con un errore nel gol dell’Udinese, nella prima delle sette sconfitte di stagione. In quella occasione era indietreggiato senza un perché, facendo l’esatto contrario di quanto inciso nel manuale del perfetto difensore, ed era finito per portarsi il nemico, il friulano Atta, in casa. Da quel momento, poi, sono arrivate sei panchine consecutive in Serie A e un ruolo sempre più periferico, prima di riemergere lentamente. Il caso vuole che, giusto prima di volare verso la capitale saudita, era stato proprio lui a segnare un gol decisivo in casa del Genoa. Insomma, il bene è tutto davanti e quasi mai dietro, non il massimo per uno che fa quel ruolo lì.

Leggi l’intero articolo