Tornare indietro dal prediabete riportandosi a valori di glicemia normali dona benefici tangibili e duraturi alla salute cardiovascolare. La rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology pubblica uno studio che potrebbe rivoluzionare la prevenzione e che farà piacere a chi, anche nei giorni di festa, ha dovuto evitare gli eccessi a tavola: le persone con prediabete che tornano ad avere livelli sani di zuccheri nel sangue dimezzano il loro rischio di infarti, insufficienza cardiaca e morte precoce.
Che cos'è e come si affronta il prediabete
Il prediabete è una condizione caratterizzata da livelli di glucosio nel sangue più elevati della norma, ma non ancora così alti da giustificare una diagnosi di diabete di tipo 2 conclamato. Oltre ad anticipare spesso l'esordio del diabete vero e proprio, il prediabete comporta un aumento di altre patologie croniche, a cominciare dalle malattie cardiovascolari, dato che una glicemia elevata può causare danni silenziosi al sistema cardiocircolatorio.
La buona notizia è che il prediabete è una condizione potenzialmente reversibile. Il rischio che evolva in diabete si può arginare modificando lo stile di vita: in poche parole, mangiando sano e facendo più attività fisica. Finora si pensava che queste buone norme giovassero alla salute per alcune loro proprietà intrinseche - di fatto, tutti sappiamo che mangiare sano e non essere sedentari ci mantengono sani. Il nuovo studio, invece, dice altro: a giovare al cuore non è tanto il cambiamento di abitudini, ma proprio il fatto di riuscire a riportare la glicemia a livelli normali.
La remissione dal prediabete protegge il cuore a lungo
Un gruppo di scienziati delle Università di Tubinga, del centro di ricerca Helmholtz Munich e del Centro Tedesco per la Ricerca sul Diabete ha collaborato con scienziati cinesi per analizzare due dei più ampi database mondiali per gli studi sulla prevenzione cardiovascolare, uno studio ventennale statunitense e uno cinese durato 30 anni.
I ricercatori hanno seguito oltre 2400 pazienti con prediabete, e osservato che chi era riuscito a normalizzare la glicemia aveva, rispetto a chi non aveva raggiunto la remissione, un rischio praticamente dimezzato di ricovero per insufficienza cardiaca, di infarto o di morte per patologie cardiovascolari. Anche il rischio generico di mortalità precoce per ogni causa è diminuito in modo importante.
Un nuovo strumento per la prevenzione
Un livello di glicemia a digiuno inferiore a 97 milligrammi per decilitro è, secondo i ricercatori, un semplice indicatore di un rischio più basso di malattia cardiaca, a prescindere dall'età, dal peso o dalle origini etniche. Mentre le linee guida attuali per la prevenzione del rischio cardiovascolare prevedono che i pazienti smettano di fumare, abbassino il colesterolo "cattivo" e tengano la pressione sotto controllo, la scoperta aggiunge un altro "pilastro": la necessità di perseguire una normalizzazione sostenuta della glicemia in caso di prediabete.
Se ci si riesce, si ottiene una riduzione del rischio cardiovascolare che dura decenni. Ragionando in termini di salute pubblica, questa misura permetterebbe guadagni immensi per i pazienti, e anche di contenere le spese sanitarie.










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