Il sottosegretario all'editoria Alberto Barachini convoca i vertici di Gedi e i Cdr

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 'Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'informazione e all'editoria Alberto Barachini convoca i vertici di Gedi e i Cdr de La Stampa e de la Repubblica in relazione alla vicenda della ventilata cessione delle due testate del gruppo'. Lo annuncia in una nota. 
   

I giornalisti del quotidiano sono riuniti in assemblea permanente. Lo comunica il Cdr in una nota pubblicata sul sito del quotidiano. Una decisione presa - spiega il Cdr de La Stampa -"dopo che nei giorni scorsi l'editore ha annunciato l'intenzione di cedere tutte le attività del gruppo, dopo lunghi mesi di trattative sempre smentite dall'azienda". "Rispetto alle nostre richieste - rileva il Cdr - non è stata data alcuna garanzia sul futuro della testata, sui livelli occupazionali, sulla solidità del potenziale compratore, sui destini delle attività messe in comune a livello di gruppo, dalle infrastrutture digitali alla produzione dei video, e quindi senza nessuna garanzia di poter continuare a svolgere il nostro lavoro così come abbiamo fatto fino a oggi".

Sindacati giornalisti, 'non si può svilire in questo modo il ruolo de La Stampa'

"La sentinella del Nord Ovest e della sua provincia, con uno sguardo aperto sul mondo e una storia di autorevolezza lunga più di 150 anni. Ora bisogna vendere (o forse svendere?) e farlo alla svelta. Dimenticando ogni garanzia per i lavoratori e le necessarie prospettive di sviluppo industriale. Non si può svilire in questo modo il ruolo de La Stampa". Lo scrivono in una nota l'Associazione stampa subalpina, l'Associazione ligure giornalisti e l'Associazione stampa valdostana che "sono al fianco dei colleghi del quotidiano di Torino, del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta, che oggi non è in edicola, e di tutti i giornalisti del gruppo Gedi". "Non dare certezze ai lavoratori, dismettere purché sia senza garanzie sull'acquirente e sulle prospettive di sviluppo - si legge - è l'unico obiettivo dell'attuale proprietà. È una decisione che comporta dei rischi per il pluralismo dell'informazione nel nostro Paese. La cessione della Repubblica, della Stampa, delle radio Capital, Deejay, M2O, di altre testate come Huffington Post e Limes è l'ultimo passo dello smantellamento sistematico di quello che fu il gruppo Espresso: una scelta sciagurata iniziata dal Nord Est e che oggi si vuole completare in grande fretta".

Ordine dei giornalisti, solidarietà e vicinanza ai lavoratori del gruppo Gedi

''Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti esprime solidarietà e vicinanza ai lavoratori del gruppo Gedi, oggetto di una ulteriore umiliante svendita che crea sconcerto e profonda preoccupazione per lo smantellamento in atto di voci fondamentali nella difesa del pensiero critico e della democrazia del Paese''. Lo scrive l'Odg in una nota. ''Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti sarà al fianco dei colleghi e di tutti i lavoratori del gruppo Gedi per una giusta battaglia in difesa della dignità del lavoro e dell'autonomia della professione. Solidarietà ai colleghi della Stampa che oggi non sono in edicola in seguito alla sofferta decisione, presa a termine di una lunga assemblea che come scritto nel comunicato del CDR "conclude una giornata drammatica per la storia della nostra testata".

E solidarietà ai colleghi di Repubblica che hanno proclamato lo stato di agitazione, a fronte della svendita ad un gruppo straniero che non ha presentato alcun piano di rilancio né offre certezze sul piano occupazionale e sul profilo identitario della testata'', scrive ancora l'Ordine. "Dopo che nei giorni scorsi l'editore aveva annunciato l'intenzione di cedere tutte le attività del gruppo, dopo lunghi mesi di trattative sempre smentite dall'azienda, "il comitato di redazione- si legge ancora nel comunicato della Stampa- nel tardo pomeriggio di mercoledì 10 dicembre ha incontrato il presidente del gruppo Gedi Paolo Ceretti, l'amministratore delegato Gabriele Comuzzo, l'amministratore delegato di Gnn Corrado Corradi e il responsabile del personale Alessandro Bianco per il primo confronto ufficiale sul tema. L'esito è stato sconcertante, sconfortante e umiliante per la redazione. Con nostro grande sconcerto nel corso dell'incontro è stato confermato che tutte le attività editoriali che fanno capo a Exor tramite Gedi sono in vendita'', ricorda l'Ordine nella sua nota di solidarietà. ''Da tempo è in corso una trattativa con il gruppo greco AntennaUno (interessato esclusivamente a Repubblica e alle sue radio) che ha dichiarato disinteresse degli investitori greci per la Stampa. L'obiettivo - spiega ancora l'Odg - sarebbe di chiudere in parallelo le due operazioni di vendita nel giro di due mesi. Nessuna garanzia viene fornita sul futuro della testata, sui livelli occupazionali, sulla solidità del potenziale compratore, sui destini delle attività messe in comune a livello di gruppo, dalle infrastrutture digitali alla produzione dei video. "In gioco - ricordano i colleghi della Stampa- c'è una testata che ha scritto la storia del giornalismo con un forte radicamento territoriale e una proiezione internazionale che non può essere né svenduta né scaricata a un qualsiasi compratore.

La redazione metterà in campo tutte le sue forze per difendersi con ogni mezzo da quello che considera un attacco senza precedenti alla sua dignità e a 150 anni di storia." Anche i colleghi di Repubblica oggi sono in assemblea e hanno dichiarato l'inizio dello stato di agitazione permanente con l'annuncio della sospensione immediata della partecipazione a tutte le iniziative editoriali della testata non legate allo stretto necessario per l'uscita del giornale e l'aggiornamento del sito. "Siamo pronti a una stagione di lotta dura a fronte della cessione ad un gruppo straniero che non ha presentato un piano industriale né un programma di rilancio. - dichiarano in un documento votato dall'assemblea- Ostacoleremo in ogni modo la scelta degli attuali vertici societari di non chiedere alcuna garanzia per il mantenimento dei livelli occupazionali e la salvaguardia dell'identità politico-culturale di un giornale come Repubblica, che costituisce dalla sua fondazione, 50 anni fa, un pezzo della storia e della politica nazionale. Ci impegniamo fin da oggi a combattere con ogni strumento a nostra disposizione, la difesa di queste fondamentali garanzie democratiche." L'articolato documento si conclude con l'affermazione "Fin da oggi torneremo a ripetere all'attuale azionista di riferimento che dirsi imprenditori comporta anche una responsabilità sociale nei confronti di oltre cinquecento lavoratori e delle loro famiglie'', conclude la nota del Consiglio Odg.

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